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Luciano Canfora - La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile (2005)


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Luciano Canfora - La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile (2005)
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La più completa indagine storica slla morte del «filosofo del fascismo» Giovanni Gentile: «martire comodissimo» di un omicidio «dalle molte e diverse matrici». Questa indagine ricca di tutte le informazioni possibili sulla più inquietante sentenza della Resistenza italiana, la morte del filosofo fascista della Repubblica di Salò Giovanni Gentile, uscì nel 1985. La ripubblichiamo oggi, con nuovi dati e una riflessione «vent'anni dopo» dell'autore. Priva di dogmi, indipendente da chiese, libera dal vizio di nascondere o confondere, La sentenza suscitò un dibattito spettacolare a causa della sua dimostrazione di fondo: che Gentile fu «il martire comodissimo» di un omicidio dalle «molte e diverse matrici» nella realtà di un'aspra guerra civile. Sia il libro allora, che indirettamente il dibattito seguitone, dimostravano che sulla Resistenza c'è ancora molto lavoro storiografico da fare. Soprattutto per superare quella che Canfora definisce «Storia sacra», un mito che rischia ogni momento di rovesciarsi nel suo simmetrico contrario: «La storia sacra, - scrive l'autore - rispettabile per la funzione cui si proponeva di assolvere - creare una vulgata a sostegno della Resistenza ormai conclusa, analoga a quella (assai semplificatoria e discutibile) che fiorì retroattivamente in pro del processo risorgimentale nel secolo precedente -, non è però storiograficamente vera. Del resto sappiamo ormai, per infinite esperienze ai quattro angoli del pianeta, che nessun movimento armato resta indenne dalla mossa più ovvia e quasi sempre irresistibile dell'avversario: infiltrare uomini capaci di "mimare" perfettamente i comportamenti delle formazioni nelle quali vengono immessi. Per conoscere in anticipo le loro mosse, se del caso boicottarle, influenzarle o anche, se possono tornar comode, lasciarle fare». Circostanze che ancor oggi persistono, se possono tornar comode vent'anni dopo. A conferma dell'attualità della riflessione fatta in quel 1985 da Leonardo Sciascia: «C'è qualcosa di peggio del non fare una rivoluzione o (a piacer vostro) del farla; ed è il farla a metà. Da una rivoluzione fatta a metà discendono tante delle cose italiane in cui penosamente oggi annaspiamo; ed emblematicamente, quasi a farsene simbolo, discende il caso Gentile. Non il semplice fatto dell'uccisione a Firenze, il 15 aprile 1944, del filosofo Giovanni Gentile, ma tutto quel gioco di rivelazioni, di confessioni, di rimozioni, di reticenze che su quel fatto, da allora ad oggi, è venuto succedendosi: al punto che lo si può paragonare a un palinsesto di difficoltosa lettura».

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