Stefano Del Priore, Fabrizio Accadia - Archeotibur Annales. Anno I - N°0 (2019)

[iTALiANO]

Stefano Del Priore, Fabrizio Accadia - Archeotibur Annales. Anno I - N°0 (2019)
AZW3/PDF

L'A.P.S. ArcheoTibur è un' associazione archeologica, di carattere scientifico, e di promozione sociale, nata nel marzo 2017 e operante nella città di Tivoli. I fondatori, così come le professionalità che si sono aggiunte nel corso del tempo, hanno come comun denominatore il profondo amore per la Superba e la sua più che trimillenaria storia: la missione preposta consiste nel contribuire a far nuovamente risplendere di luce le glorie di Tibur, ricche di archeologia, arte, cultura, letteratura, religioni, tradizioni e folklore. ArcheoTibur, a circa due anni dalla sua fondazione, conta numerosi convegni organizzati in sinergia con il FAI-Parco Villa Gregoriana, eventi a carattere storico-divulgativo, la redazione di molteplici articoli di carattere scientifico e umanistico, collaborazioni con testate giornalistiche, realtà locali, istituzioni cittadine e rinomati studiosi tiburtini. Gli Annales di ArcheoTibur nascono come compendio dei numerosi articoli e incontri che l'associazione archeologica tiburtina ha prodotto nel biennio 2017-2018, incentrati sui molteplici aspetti culturali che la Superba Tibur offre tanto al cittadino quanto al turista: nel presente volume vengono trattati, con acccuratezza e rigore scientifico, poliedrici temi caratterizzati da una stimolante multidisciplinarietà, potendo spaziare tra archeologia, architettura, ingegneria, arte, storia locale, mitologia e illustri tiburtini che nacquero nella città che vide Imperatori, Vestali, Consoli, Papi e Vescovi. Vetuste leggende, simbolismi arcani ben occultati, Res Gestae di Eroi&Dei, imponenti santuari e diruti templi, sfarzose ville e giochi d'acqua, possenti acquedotti e residenze imperiali, antiche chiese e autorevoli Pontefici: nella città di Tivoli, a ogni passo e a ogni sguardo, si può percepire la vibrante, soverchiante, energia di ancestrali memorie che vivono nei resti di ciò che rimane, velate dal tempo e per lo più obliate, in silente e immota attesa d'esser (ri)scoperte.

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