Laura Di Fiore - Gli Invisibili. Polizia politica e agenti segreti nell'Ottocento borbonico (2018)
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Nel corso dell'Ottocento il controllo poliziesco si profilò, per il continente europeo, prima come una delle componenti essenziali del sistema internazionale messo a punto da Metternich e poi come una funzione da rimodulare a fronte della crisi politica legata agli eventi del 1848. Nel Mezzogiorno, all'indomani del Decennio francese, la polizia fu al centro di un'intensa riflessione, incline a ripensarla al di fuori del modello napoleonico, il cui esito non era affatto scontato. I nodi problematici emersi in questo contesto riguardo alla natura e ai limiti del potere di polizia erano destinati a restare, nei decenni successivi, oggetto di un dibattito sviluppato nel più ampio quadro della penisola italiana. I fermenti rivoluzionari che attraversarono il Regno delle Due Sicilie, in particolare a seguito delle rivoluzioni quarantottesche, posero tuttavia in primo piano l'urgenza di dispiegare dispositivi e strumenti idonei in primo luogo a fare della difesa dello status quo il compito prevalente del controllo poliziesco. Inoltre, a fronte del respiro globale della minaccia liberal-democratica, la polizia borbonica riarticolò la sorveglianza politica in senso transnazionale, ricorrendo ad agenti segreti e spie, ma anche a consoli e diplomatici, sulle tracce di esuli e cospiratori in una dimensione europea e mediterranea.
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